Abbiamo parlato con Cesare Butini, dal 2012 direttore tecnico della nazionale di nuoto, della spedizione azzurra agli Europei in vasca corta di Lublino, in Polonia. L’Italia ha vinto per la prima volta il medagliere della competizione, grazie a 20 podi e 9 ori complessivi. È stata anche l’occasione per discutere dei programmi futuri, in vista delle Olimpiadi di Los Angeles 2028.
Gli ultimi Campionati Europei in vasca corta sono stati molto positivi. Qual è la sua impressione finale? Ci svela il segreto di questa squadra che vince così tanto?
La squadra si mantiene a un ottimo livello da 5-6 anni: non abbiamo cali e conserviamo un trend positivo sia nelle prestazioni sia nelle medaglie, che sono poi il termometro di ogni spedizione.
La cosa che mi è piaciuta di più è che siamo stati protagonisti dal primo all’ultimo giorno, grazie alle performance degli atleti più esperti, ormai abituati a questi palcoscenici. Anche in passato avevamo ottenuto ottimi risultati, ma mai abbinati prima d’ora alla vittoria del medagliere complessivo.
Quest’anno ci siamo potuti permettere qualche esperimento e abbiamo potuto dare più spazio ai giovani, consentendo loro di confrontarsi con un palcoscenico internazionale per crescere tecnicamente. Grazie al format degli Europei abbiamo potuto iscrivere quattro atleti per gara — a differenza di Mondiali e Olimpiadi, dove i posti per ogni squadra sono solo due — e questo ha permesso agli esordienti di accumulare esperienza.
I nomi nuovi si sono inseriti molto bene in questa ultima manifestazione: buoni segnali in vista di un ricambio generazionale?
I giovani hanno risposto in modo esemplare. Le prestazioni sono state buone da parte di tutti: sette erano gli esordienti in Nazionale A e due di loro hanno conquistato medaglie. Atleti come Lazzari, Gastaldi, Ambler e Guatti, la stessa Burato che è classe 2007, hanno dato un contributo importante al successo complessivo.
Questo risultato nasce anche dalla forte sinergia tra la direzione tecnica e gli allenatori: possiamo contare su profili di grande professionalità. Produciamo qualità nonostante le difficoltà impiantistiche e la giovane età di molti atleti, che devono conciliare scuola e sport.
Anche le società svolgono un ruolo importante. Continuano a sostenerci nonostante un periodo complesso, segnato dal post-Covid e dall’aumento dei costi energetici. Il nuoto infatti, a differenza di altri sport, ha bisogno di tanta acqua calda. Le piscine e l’ambiente devono essere riscaldati, siamo una realtà che consuma molta energia. Nonostante questa necessità, le società ci supportano moltissimo.
Guardando ai prossimi impegni: nel 2026 avremo una stagione lunga, con gli Europei in vasca olimpica ad agosto a Parigi.
Il 2026 sarà ancora un anno in cui si potrà sperimentare qualcosa, sempre con una logica programmatica. Per ogni quadriennio olimpico stabiliamo le linee guida in vista della successiva Olimpiade. Quest’anno, come ha detto lei, ci saranno gli Europei a cui parteciperanno tutti i nostri big, e a seguire i Giochi del Mediterraneo organizzati in Italia, a Taranto. Sarà un’occasione per inserire altri atleti giovani nella squadra.
Quali sono i nuotatori della nuova generazione che l’hanno impressionata di più?
Tra i più promettenti c’è da fare sicuramente il nome di Francesco Lazzari, che ha appena ottenuto un terzo posto nei 50 metri d’orso e due ori nelle staffette miste 4×50. Con l’introduzione, nella prossima Olimpiade, anche delle gare dei 50 dorso, rana e delfino, avremo più frecce al nostro arco. Dobbiamo quindi valorizzare anche gli atleti che competono in discipline finora escluse dal programma olimpico, come appunto Lazzari.
C’è poi la giovanissima Mao, classe 2011: anche se non ha conquistato medaglie, ha dimostrato di essere molto promettente.
A proposito di Alessandra Mao: a 14 anni è al debutto e si leggono già paragoni con Federica Pellegrini sulle prestazioni alla sua stessa età.
Non voglio caricarla di troppe aspettative o pressioni. Vorremmo per lei una crescita progressiva e duratura, come è stato per Pilato, che nel 2019, a 14 anni, partecipò ai Mondiali e conquistò una medaglia d’argento di grande valore. Il talento deve evolvere in modo naturale, sostenuto dalle strutture tecniche della Federazione e della sua società, ma senza sovraccarichi.
Ho avuto modo di conoscerla dopo i Mondiali junior dello scorso agosto, dove ha ottenuto un terzo posto migliorando il tempo della stessa Federica, che è un’icona del nostro sport. Alessandra è una ragazza solare, di ottima famiglia: il padre fa il gondoliere, quindi sa cos’è il lavoro e il sacrificio. Ha buone prospettive, ma non dobbiamo bruciare le tappe. È inserita in una società affidabile come il Team Veneto, con cui abbiamo ottimi rapporti da un punto di vista tecnico: sono certo che farà un bel percorso.
Tra i giovani che sono già assoluti protagonisti c’è Sara Curtis: atleta completa, reduce da un grande Europeo in vasca corta.
Ha conquistato l’oro nella finale dei 50 dorso e nelle due staffette miste, oltre all’argento nei 50 e al bronzo nei 100 stile. Ma è un’atleta esperta, ha avuto un ruolo chiave nella staffetta 4×50 misti che ha vinto l’oro lo scorso anno ai Mondiali di Budapest. Ha fatto una scelta importante andando a studiare e ad allenarsi all’Università della Virginia, sotto la guida di De Sorbo, ex head coach del settore femminile alle Olimpiadi di Parigi.
Lì si allena con atlete di altissimo livello, come Walsh, primatista del mondo dei 50 delfino, e Douglas, detentrice del record mondiale dei 100 stile libero in vasca corta. È un ambiente competitivo, che la fa crescere grazie al confronto con nuotatrici di questo calibro durante tutti gli allenamenti.
Anche Anita Bottazzo ha scelto di andare a studiare, vivere e allenarsi negli Stati Uniti, in Florida, quindi sarà mia responsabilità mantenere un dialogo costante con i loro allenatori, coordinando i programmi che spesso non coincidono con il calendario internazionale.
Su quali distanze vedremo impegnati Sara Curtis e Thomas Ceccon in vista delle Olimpiadi di Los Angeles 2028?
Penso che per Sara le distanze saranno sicuramente i 50 e 100 stile, oltre ai 50 dorso. Ceccon, invece, ha il dono dell’eclettismo ed è fortissimo in tutti gli stili – è primatista mondiale dei 50 e 100 dorso ed è stato anche in finale nei 100 delfino ai Mondiali di Singapore.
Potrebbe fare tutte le gare, ma è chiaro che, nell’enorme specializzazione che c’è attualmente nel nuoto mondiale, dovrà probabilmente puntare solo sui 100 e 200 dorso. Oltre che impegnarsi nello stile libero, per dare un contributo alla staffetta che ci regala soddisfazioni e medaglie senza soluzione di continuità dal 2020.
Simone Cerasuolo è esploso definitivamente quest’anno ai Mondiali di Singapore. Dove lo vedremo impegnato nei prossimi anni?
Simone è un atleta eccezionale, oltre a essere un bravissimo ragazzo. È molto legato alla sua terra e alla sua città, al punto da tatuarsi il suo codice postale sul braccio. Era stato già medaglia ai Mondiali in vasca corta di Melbourne nei 50 metri rana tre anni fa. Ha confermato il suo valore quest’anno ai Mondiali di Singapore con il primo posto sulla stessa distanza e poi agli Europei di Lublino, da cui è uscito con tre ori.
Punteremo su di lui per Los Angeles 2028, almeno nei 50 rana. In quella specialità abbiamo una grande densità di atleti di livello: oltre a Cerasuolo, ci sono anche Viberti e Martinenghi. Sarà una selezione molto competitiva, ma Simone ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo da protagonista.