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Scommesse sugli eSports in Italia, un mousepad, due schedine e un monitor con delle spade

Scommesse eSports in auge tra i Gen Z, l’Italia boomerona con orgoglio

Scritto da Elettra D.
8 min. di lettura
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Gli eSports, o sport elettronici, hanno smesso da tempo di essere una nicchia per appassionati per diventare un vero e proprio fenomeno globale, con tornei da milioni di dollari, squadre sponsorizzate da colossi internazionali e un pubblico che supera quello di molti sport tradizionali.

E dove c’è competizione, indovinate?, arrivano anche le scommesse, chiaro; ecco quindi che è nato un nuovo settore, il betting sugli eSports, ovvero la possibilità di scommettere su partite di videogiochi proprio come si fa per il calcio o il tennis: a giocare sono gli altri, voi guardate e puntate.

A livello internazionale, il fenomeno è già ben radicato e in rapida ascesa da almeno dieci anni, in Italia, invece, è ancora in fase poco più che embrionale, bloccato da vincoli normativi, diffidenze culturali e una limitata offerta di mercato, ma il fermento c’è e il futuro si gioca proprio ora; pronti a capirne di più?

La situazione all’estero Millennial e Gen Z amano scommettere sugli eSports

Nel mondo, le scommesse sugli eSports sono diventate un’attività consolidata, alimentata da un pubblico giovane e tecnologicamente esperto, appassionato di gaming competitivo, probabilmente anch’essi giocatori con postazioni da gaming di tutto rispetto, chissà.

Secondo le ultime analisi di settore, il 77% degli utenti che scommettono sugli eSports lo fa da mobile e oltre l’87% ha tra i 18 e i 43 anni; le generazioni Millennial e Gen Z si dimostrano (ovviamente) le più coinvolte: per loro scommettere su una partita di League of Legends o VALORANT è naturale quanto lo è, per i più grandi (ringraziateci!), puntare su una schedina del sabato pomeriggio.

Tra l’altro tutti questi titoli sono estremamente tattici e competitivi proprio come gli sport tradizionali e, per questo, si capisce bene come mai appassionino una fetta importante di pubblico giovane: da giocare a guardare a scommettere, insomma, il passaggio è naturale.

Di conseguenza, il pubblico di giocatori/osservatori/scommettitori è coinvolto e competente: conosce non solo le regole dei giochi ma anche le squadre partecipanti ai tornei e le loro peculiarità.

Le piattaforme globali offrono un’esperienza fluida e coinvolgente: quote live aggiornate in tempo reale, statistiche dettagliate, streaming integrato, interfacce grafiche accattivanti: qualcosa insomma di simile alle piattaforme che l’utenza usa per divertirsi con gli eSports.

Oltre ai mercati classici (chi vince, punteggio finale, numero di mappe) esistono puntate su kill, obiettivi specifici, MVP e perfino eventi fantasy dove si compongono squadre virtuali come nel fantacalcio: un mondo decisamente tutto da scoprire.

Il volume economico è imponente: si stima che entro il 2028 il valore globale delle scommesse sugli eSports supererà i 3 miliardi di dollari; i principali titoli coinvolti? League of Legends, Dota 2, CS:GO o Counter-Strike 2, VALORANT, Rainbow Six Siege e Mobile Legends.

I tornei di riferimento, come The International o i Worlds di LoL (League of Legends per chi vuole mostrarsi sul pezzo) raggiungono numeri da capogiro: milioni di spettatori e scommesse che si rincorrono senza sosta mentre l’azione si svolge in diretta.

Anche dati emersi da studi condotti negli USA dimostrano aumenti esponenziali (anche del 70%) nel volume di scommesse sugli eSports, non frutto di nuovi utenti ma di maggiori puntate da parte di utenti già iscritti alle varie piattaforme.

Le previsioni sono anche più rosee: si prevede che il mercato globale del betting sugli eSports crescerà nel 2025 del 13% rispetto all’anno precedente, passando da 11,22 miliardi di dollari a 12,66.

Gli strumenti per puntare sono più agili e immersivi In campo anche realtà virtuale e intelligenza artificiale

Il betting sugli eSports non è una trasposizione digitale delle scommesse sportive tradizionali, è un ecosistema tutto nuovo, come abbiamo visto.

Ma se vogliamo vedere di più, vi basti pensare che le piattaforme internazionali stanno sperimentando ambienti in realtà virtuale, scommesse “social” condivise tra gruppi di amici, modalità fantasy avanzate e persino interazioni con avatar personali e IA.

Alcuni operatori stanno anche testando l’integrazione con Twitch e YouTube, per permettere agli utenti di scommettere direttamente dallo stream: non è impressionante? E si svolge tutto lontano dai nostri italianissimi occhi!

In questo senso, dobbiamo dirlo, il mondo delle scommesse eSports si sta avvicinando più alla gamification che al betting classico: coinvolgente, immersivo, orientato all’esperienza utente.

E questo lo rende particolarmente attraente per un pubblico giovane, smart e abituato a muoversi con disinvoltura tra smartphone, app e piattaforme digitali; soprattutto, un pubblico che ormai si abitua facilmente a tutto.

L’Italia fa la figura della boomer I siti scommesse eSports sono ancora pochi e non si presentano bene

E in Italia? La situazione è decisamente diversa (forse ce ne rallegriamo): le scommesse online sono regolamentate in modo stringente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM) e ogni operatore deve ottenere una licenza per operare legalmente. E fin qui.

Questo, però, rende l’accesso al mercato più complicato, con una concorrenza ridotta e un’offerta meno dinamica rispetto a quella globale.

Attualmente, Eurobet è uno dei non moltissimi bookmaker italiani a proporre in modo stabile un palinsesto dedicato agli eSports: sul sito è infatti possibile scommettere soprattutto su tornei di League of Legends e pochi altri titoli.

Le tipologie di scommessa sono generalmente limitate a esiti pre-match o, in alcuni casi, a opzioni live di base; mancano del tutto le modalità più innovative e accattivanti che troviamo all’estero, come scommesse su singoli eventi in-game, fantasy, interazione social, che appunto oltre confine sono ormai lo standard.

C’è anche una ragione strutturale: i bookmaker tradizionali inseriscono gli eSports in lavagna, ma senza comprendere le aspettative del loro pubblico, non proponendoli in un modo simile a quello in cui i nativi digitali interagiscono già con i giochi e non risultando così attrattivi.

A questa situazione si aggiunge una certa diffidenza culturale: in Italia il gaming è ancora spesso visto come passatempo solo per ragazzi e gli eSports faticano a essere percepiti come una disciplina professionale, meritevole di scommesse strutturate come per gli sport tradizionali.

In più, forse vediamo quell’ambiente come troppo facilmente permeabile a giochi scorretti e spiacevoli combine: siamo abituati a vedere il marcio in tutto, del resto!

Numeri e rischi Qualcosa si muove tra i bookie, ma ci sono anche dubbi etici

Nonostante le difficoltà, qualcosa si muove: secondo una recente analisi comparativa, Eurobet si posiziona come secondo miglior sito italiano per scommesse eSports, con una valutazione di 4.9 su 5, payout medio del 92.85% e oltre 50 mercati disponibili su eventi selezionati.

Altri operatori come SNAI e Planetwin365 iniziano a esplorare questo segmento, seppur con grande cautela (come abbiamo visto nel precedente paragrafo).

Il pubblico italiano è ancora limitato ma potenzialmente molto interessato: i giovani gamer sono milioni e molti seguono già tornei internazionali su Twitch o YouTube, con tutte le loro luci colorate al posto giusto e le loro poltrone serie.

Il problema è che l’offerta legale è poco visibile, poco promossa e spesso meno attraente rispetto ai siti internazionali non autorizzati: con tutti i rischi del caso, in termini di legalità e tutela del consumatore, certo, ma sicuramente più appassionanti per chi ha gli occhi giovani.

Il successo globale delle scommesse sugli eSports porta con sé anche importanti questioni etiche, dato che il pubblico di riferimento è giovane, spesso Under 25, e particolarmente vulnerabile a fenomeni come la dipendenza da gioco, il betting compulsivo o le truffe. Mica paglia.

La natura coinvolgente e immersiva degli eSports può favorire una forma di scommessa impulsiva, se non addirittura pericolosa, perché sempre pompata al massimo a livello di adrenalina in particolare nelle puntate live.

Per questo è fondamentale che gli operatori (in Italia e altrove) adottino strumenti di tutela: limiti di puntata, verifiche dell’età, strumenti di autoesclusione, educazione al gioco responsabile e chi più ne ha, più ne inserisca.

In Italia, la normativa è già molto rigida e questo è uno dei motivi per cui il mercato cresce più lentamente, ma senza dubbio è il nostro vantaggio, soprattutto se usata come base per costruire un sistema sostenibile e sicuro.

Una sintesi conclusiva Lo scenario futuro e le difficoltà culturali

Il betting sugli eSports è una realtà che sta rivoluzionando il mondo delle scommesse: a livello globale è già mainstream, integrato in app, piattaforme e tornei da milioni di dollari.

In Italia è ancora agli albori, frenato da norme stringenti e da una cultura più conservatrice, che mira a tutelare al massimo chi si avvicina al gioco, a maggior ragione se in giovane età ma che forse soprattutto non vede ancora le prospettive di un pubblico giovane già coinvolto e super competente.

Eppure i segnali di cambiamento ci sono: l’interesse del pubblico cresce, le piattaforme iniziano a investire e il linguaggio degli eSports sta lentamente entrando nel vocabolario quotidiano anche nel nostro Paese.

Cosa ci riserverà il futuro? Probabilmente una convergenza: l’Italia che impara dal mondo, mantenendo però una struttura normativa solida e attenta alla tutela del giocatore; noi, almeno, non possiamo che augurarcelo.

Elettra D., recensioni e pagine tematiche
Elettra D., recensioni e pagine tematiche Content writer
Titolo di studio
Titolo di studio Laurea in Critica e Teoria della Letteratura
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Specializzazione Esperta di Serie A e special bet
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Esperienza Più di 5 anni di content writing sul gambling

Elettra D. è sbarcata a Time2play nel 2021, una delle prime contributor a essere arruolata per le pagine italiane del sito, dopo anni di esperienza nella scrittura di contenuti, legati (ma non solo) al mondo del gambling online; la molla è stata proprio il paragone con il modo di lavorare di altre aziende in questo campo, esplicitamente orientate alla vendita di un prodotto o una piattaforma di scommesse e casinò e poco interessate alla formazione degli utenti, alla loro salvaguardia e corretta informazione.

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