Vi siete mai chiesti quale sia l’incidenza del gambling (online ma non solo) nell’utenza femminile?
Noi sì e intendiamo parlarne proprio in questo post.
Sono sempre di più, infatti, le donne che si avvicinano al gioco d’azzardo, sperando di diventare come il mitico agente Cooper di Twin Peaks, che si avvicinava a una slot e pronunciando un semplice “Hellooo-oooo” ne sbancava 29, una dopo l’altra.
Poi lui non recuperava nemmeno le monetine, ma questa, ovviamente, è tutta un’altra storia.
E non parliamo certo solo di casinò fisici: se, infatti, Katia Ricciarelli, la famosa cantante ex moglie di Pippo Baudo, è stata più volte paparazzata fuori dai casinò mentre si accingeva a dare spazio a una sua passione, come diceva lei, dobbiamo valutare il fatto che le piattaforme online danno ormai la possibilità a tutti (e a tutte) di giocare senza muoverci da casa.
Una bella comodità, senza dubbio, quando però non cede spazio a una malattia che, sempre più, sta affliggendo anche donne e giovani: l’azzardopatia.
Nelle prossime righe vedremo quanto incide sulle donne il gioco d’azzardo, di quale percentuale di pubblico parliamo e cercheremo anche di inoltrarci in un terreno un po’ complesso e non di rado scivoloso: i motivi che spingono anche le donne a tentare sempre più frequentemente la fortuna al gioco.
Donne e operatori, gioie e dolori
Partiamo dai numeri: secondo un recente studio condotto dall’Osservatorio sui Giochi che prendeva in esame le abitudini di mille persone, uomini e donne di età compresa tra i 25 e i 65 anni, è emerso che il 49% del campione corrispondeva alle donne iscritte ad almeno un sito dedicato al gioco online.
Uomini e donne, però, hanno abitudini differenti, riguardo al gioco: se per gli uomini è più naturale dedicare molto più tempo a questa attività, puntando su giochi che abbiano uno sviluppo più lungo, come il poker o il baccarat online, per le donne l’aspetto fondamentale è che i giochi possano essere “cotti e mangiati”, ovvero veloci, che possano permettere qualche mano nel giro di pochi minuti e che consentano loro di evadere dalla realtà nei pochi momenti in cui possono dedicarsi a loro stesse.
Ecco quindi che, per il pubblico femminile, vanno forte le slot online e il bingo: giochi appunto veloci, dato che per puntare su un determinato numero o per tirare la leva di una slot e vedere come va di certo non serve tutto il pomeriggio.
Quanto alle mansioni che queste donne svolgono nella loro vita quotidiana, proviamo a darci un’occhiata: si tratta molto spesso di donne straniere, con età superiore ai 50 anni, che fanno mestieri molto pesanti come le badanti e che vogliono sfruttare ogni momento a loro disposizione, non importa quanto breve possa essere, per dedicarsi a un po’ di sano divertimento.
Abbiamo scritto “sano” non per niente: nelle prossime righe potremo vedere quanto frequentemente questo divertimento travalichi i confini dello spasso per diventare piuttosto un incubo. Oltre a questo, faremo un piccolo punto su tutti gli strumenti che le stesse piattaforme ci mettono a disposizione, sia che siamo donne sia che siamo uomini, ovviamente, per tutelare la nostra salute e il nostro conto in banca.
Azzardopatia, un rischio che si tinge di rosa
Se il gioco diventa più femminile, è scontato che anche le problematiche legate a un eccesso di gioco possano tingersi di rosa: parliamo di ludopatia.
Anzi, di azzardopatia, come si dice al giorno d’oggi, in modo più preciso. Perché il problema riguarda il gioco, sì, ma quello d’azzardo in particolare: da qui, azzardopatia.
“Non sanno più cosa inventarsi”, forse penserete. Invece meglio essere precisi, perché le parole designano le cose e da parole più precise derivano (sperabilmente) comportamenti più coerenti.
Insomma, l’azzardopatia colpisce anche le donne, dato che le donne si avvicinano più frequentemente al gioco: sono moltissime le testimonianze che si possono trovare online.
Parliamo di persone che hanno iniziato con un semplice Gratta e Vinci, che poi sono diventati due, poi due al giorno, e via, sul piano inclinato della dipendenza: il proprio stipendio che non riesce più a coprire il vizio, le somme sottratte al conto di famiglia col pensiero che, una volta raggiunta una grossa vincita, tutti i soldi sarebbero stati rimessi al loro posto, la scoperta del marito, l’allontanamento da casa.
Tornare a casa dei propri genitori e lì rendersi conto di avere un grosso problema, per poi iniziare una terapia, alla quale fare avvicinare anche il marito per mostrargli che non si tratta di un capriccio, ma di un problema serio.
E piano piano riprendere in mano la propria vita: sono storie anonime, ovviamente, ma se cercate testimonianze relative a GamAnon, l’associazione che si occupa delle vittime di azzardopatia e delle loro famiglie, ne troverete a bizzeffe, tutte con dei comuni denominatori, ovvero bugie, litigi, tristezza e rabbia.
Il gioco d’azzardo, per le donne, significa la conquista di un momento che possa essere solo loro: per ottenere questo momento, in cui alle volte si arriva a pensare anche di essere la direttrice dei giochi, si chiedono soldi in prestito a tutti quelli della cerchia più ristretta, per poi vedere questa cerchia allargarsi, arrivando a chiederne anche a persone con disagi economici.
Turni di lavoro massacranti solo per avere più denaro da spendere al gioco e qualche donna arriva addirittura a prostituirsi per andare poi a giocare.
Se state pensando che paia una droga, avete il quadro decisamente ben chiaro in testa, dato che si tratta di una forma di dipendenza che, se sul piano fisico potrebbe non sembrare pericolosa come alcune sostanze stupefacenti, sul piano psicologico innesca precisamente gli stessi meccanismi.
Meccanismi di fuga e di controllo, anzi, di illusione di controllo, botte di adrenalina da lasciare storditi e poi una disperazione che sale sempre più, alla ricerca della prossima emozione. I giuramenti a loro stesse del tipo “Domani smetto, giuro che non giocherò più”, per poi tornare alle macchinette.
Tenete conto che si parla soprattutto di gioco “fisico”, quello delle slot che trovate nei bar di tutti i paesi. Perché? Perché anche per le donne è molto più semplice avvicinare queste macchinette, dato che non serve alcun tipo di registrazione e si trovano praticamente ovunque.
Discorso diverso per il gambling online, è bene sottolinearlo con forza, anche perché ci mette a disposizione qualche strumento che, se si conosce, si è in grado di utilizzare.
Gli strumenti per non cadere in trappola
Ci sembra necessario, a questo punto, parlarvi di un tema che esula dal genere sessuale di un individuo, dato che l’azzardopatia colpisce donne e uomini: gli strumenti di autotutela.
Le piattaforme per il gioco online legali (come ad esempio quelle di cui parliamo nelle nostre recensioni di casinò online o dei siti per le scommesse sportive online) ci mettono a disposizione degli utili mezzi per limitare le nostre spese mentre giochiamo: una puntata tira l’altra e potremmo non accorgerci di essere andati oltre il nostro budget.
Tanto per cominciare, vi consigliamo di averlo, un budget: porsi un limite settimanale e mensile da non superare nel modo più assoluto. Ebbene, questo limite è inseribile all’interno del sito di casinò o del bookmaker online, così che, una volta raggiunto, sarà il sito stesso a impedirci di continuare a puntare.
Il fatto di scegliere questa soglia prima che il gioco inizi su una determinata piattaforma rende questo strumento davvero utilissimo, dato che è il momento cruciale in cui la nostra mente è sgombra da qualsiasi tipo di irretimento.
Ovviamente è uno strumento che sta a noi utilizzare evitando di trascurarlo e di pensare “Ok, ci penso più tardi”.
Allo stesso modo, esiste poi uno strumento di autoesclusione (temporanea o definitiva) dal gioco online che può essere attivato nel momento in cui si accorga che effettivamente si rischia (o si è già preda di) di cadere vittime dell’azzardopatia.
Adottando l’autoesclusione da una piattaforma di gioco si accederà in automatico al Registro Unico di Autoesclusione, un archivio gestito direttamente dall’Agenzia Dogane e Monopoli che impedirà non solo di accedere alla piattaforma da cui ci siamo autoesclusi ma anche a tutti gli altri operatori AAMS/ADM (di casinò o betting).
Vogliamo anche sottolineare che noi di Time2play siamo attivi nella collaborazione con tutti gli enti, associazioni e organismi dedicati alla prevenzione e al supporto in caso di gioco problematico nonché alla promozione del gioco responsabile attraverso tutte le risorse in nostro possesso.
Tra queste, è compresa naturalmente la nostra mission primaria, ovvero rendere quello del gambling online un ambiente di gioco pulito, equo e totalmente sicuro e responsabile.
Tra pregiudizi di genere e stigma sociale
Appurato dunque che non solo gli uomini benestanti di mezza età sono inclini alle problematiche legate al gioco, dato che parliamo, solo in Italia, di più di mezzo milione di donne che ne sviluppano una dipendenza, che fare?
Analizzare la situazione già ci permette di capirne di più e immaginare ipotetici scenari d’azione: per quanto riguarda la popolazione femminile, sembrerebbe che le donne si avvicinino più tardi al gioco, ma ne sviluppino una dipendenza in modo più rapido, soprattutto, come abbiamo già visto, relativamente a giochi che permettono mani veloci, come le slot machine.
Quando questo accade, le donne sono vittime due volte: dell’azzardopatia, per iniziare, ma anche dei pregiudizi legati al loro genere.
Chiedere aiuto quando si è vittima di queste dipendenze, di per sé, è difficile, ma se si è donne gli stigmi sociali e i sensi di colpa legati al ruolo di “regina del focolare” e tutrice della famiglia colpiscono davvero duro: le donne sono più fragili e nettamente meno propense a farsi aiutare.
Ecco perché la creazione di luoghi protetti, in cui l’anonimato venga scrupolosamente rispettato, è fondamentale: potersi confrontare con altre donne che vivono lo stesso acuto problema, al riparo dallo stigma, può davvero salvare delle vite.
Riconoscere il problema già dai primi campanelli d’allarme è necessario e fondamentale: difficilmente lo si vede se le perdite di denaro non sono ingenti, ma lo slittamento verso una dipendenza potrebbe essere già iniziato.
Importante è sapere che organizzazioni di supporto come Gambling Therapy o i Giocatori Anonimi offrono il primissimo aiuto per questo genere di dipendenza: sapere che dall’altra parte del telefono chi risponderà è un “servitore”, ovvero magari un altro giocatore dipendente in recupero, aiuta moltissimo, perché abbatte le barriere del pregiudizio.
Sapere che la persona con cui parli non ti capisce solo perché ha studiato il tuo problema, la ti capisce perché lo condivide, può aiutare enormemente ad avvicinarsi a quella mano tesa che non resta che afferrare, per uscire dalla dipendenza e ritornare alla propria vita.
Donne o uomini che siate.
In evidenza
La risposta in breve alla domanda posta nel nostro titolo è: "Sì".
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